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Un episodio buffo ricorre alla mia mente nel ritrovare questo libro che, dico subito, non ho mai letto.

Al tempo delle scuole medie avevo una professoressa di italiano innamorata del proprio lavoro e dei suoi studenti.

Per avvicinarci alla lettura ci diede il compito di leggere un libro al mese. Un libro qualunque.

Avevamo libertà di scelta con l’onere di redigere, terminata la lettura, un breve riassunto e consegnarglielo.

Sono sempre stato un bravo bambino. Non ho mai amato, però, le imposizioni.

Resta il fatto che la professoressa aveva dato un compito e come tale doveva essere eseguito.

L’alternativa era una nota che sarebbe stata riportata in tempo reale a mia madre, campionessa mondiale di scappellotto acrobatico.

Dovevo trovare una via di mezzo, mediare fra lo spirito anarchico e le sberle di mia madre.

Ed ecco l’idea!

La professoressa, per quanto colta potesse essere, non poteva avere letto tutti i romanzi di questo mondo.

Bastava quindi prendere un titolo a caso e inventarsi la storia. E così feci.

In casa c’erano alcuni libri gialli per ragazzi. Scrivevo titolo e autore e poi mi inventavo la storia.

Tutto è andato bene fino all’arrivo della ‘Scotennatrice’.

Il libro mi era stato regalato, pensate voi, da un compagno di classe delle elementari.

All’interno c’è ancora la dedica datata Capodanno 1981.

Avendo finito i gialli per ragazzi mi sono buttato sulla ‘Scotennatrice’ .

E giù una storia macabra di morti e sgozzati e scotennati.

Roba da film horror. Il sangue schizzava fuori dalle pagine del mio riassunto.

Una mattina la professoressa di italiano arrivò in classe con i nostri riassunti.

– Questa mattina – disse con un sorriso sornione – ascolteremo un paio di riassunti direttamente da chi lo ha scritto. –

Inutile vi dica il nome di colui che fu chiamato alla cattedra.

La professoressa mi fece raccontare la mia storia raccapricciante. Stette al gioco dicendomi che questo tipo di romanzi così crudi non si addicevano a un bambino della mia età.

E io a dirle che non potevo saperlo quando avevo iniziato a leggere e non mi andava l’idea di lasciare il libro a metà.

E giù storie che non sto a raccontarvi.

– Claudio, hai mai sentito parlare di Emilio Salgari? –

– Sì professoressa, ha scritto La Scotennatrice. –

– Bravo, ma ha scritto anche tanti altri libri famosi. Dovresti conoscere alcuni personaggi creati dalla sua penna. Conosci Sandokan e il Corsaro Nero? –

C’era qualcosa che non andava.

Avvertivo un sottile brivido lungo la schiena.

– Sì professoressa. Alla TV danno lo sceneggiato di Sandokan. –

– Proprio così e si dà il caso che Emilio Salgari sia stato il mio scrittore preferito quando avevo più o meno la tua età.–

Che fortuna!!!

– La Scotennatrice, Claudio, è un libro ambientato nel Far West…. non un horror come hai scritto tu. Almeno qualche pagina potevi leggerla! –

Non proferii parola. Il rosso porpora delle mie guance parlava da sé.

Stava assumendo la colorazione tipica della seduta post ceffoni di mia madre.

– Devo supporre che anche gli altri romanzi te li sei inventati. –

– I titoli e gli autori erano veri. –

– Buona cosa – rispose la dolce professoressa sorridendo.

– Devo però dire che la fantasia non ti manca. Diciamo che apprezzo l’idea, ma d’ora in poi i libri devi leggerli sul serio, ok? –

La professoressa non raccontò a mia madre l’accaduto e, almeno in quell’occasione, la seduta di scappellotti fu evitata.

A quanto pare creare storie era nel mio DNA.

È buffo ripensare alla mia infanzia perché vedo già chiari nel carattere del bambino quelle che saranno le caratteristiche dell’adulto.

Nel bene e nel male.

Claudio Colombi. Autore del libro La Bibbia di Kolbrin”

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